Comprimi senza pietà!


Settimane fa ti ho raccontato un po’ di cose sulla compressione, e in futuro ci saran degli articoli che andranno più in profondità (sto preparando gli appunti per un bel pezzo sul limiter, per esempio). Oggi ci sporchiamo un po’ le mani comprimendo, anche se rimaniamo ancora in superficie, in termini generali: è che c’è da prendere le misure con questo strumento.

Ti ricordo la base fondamentale di tutto: non c’è un uso corretto o scorretto della compressione (così come di praticamente qualsiasi altro argomento in questo campo), c’è il gusto personale. Quello che per me è troppo compresso ad Andrea Ciraolo piace, per fare un esempio (più è anni ’80 più gode). L’unica cosa sensata da fare è aprire la tua DAW o il tuo software di editing audio e smanettare fino a che non hai preso dimestichezza, e finché non trovi dei parametri che ti soddisfino.

Quello che facciamo oggi è proprio smanettare tantissimo col compressore di Audacity, per capire come cambiano le voci a seconda delle impostazioni che gli mettiamo. Ricordiamoci che una volta capito il funzionamento di un plugin di compressione, funzionerà nella stessa maniera in qualsiasi DAW tu metterai le mani: al massimo cambierà la grafica, la disposizione dei comandi, magari la terminologia, ma il succo rimane sempre lo stesso.

L’utilizzo del compressore, nella musica, cambia tantissimo a seconda del periodo storico, del genere, a seconda anche dei filoni all’interno di un genere, a seconda dei produttori coinvolti. C’è chi ne usa proprio un goccio, per rendere più fluido e fruibile il suono; c’è chi comprime come una bestia, tirando a cannone tutto: devi trovare tu il tocco che preferisci. Nel parlato (e quindi nei podcast) la compressione deve principalmente aiutare a sostenere il suono della voce, e farti sentire meglio dal tuo pubblico: il che non significa, ovviamente, che non ci possano essere degli usi artistici, vicini nel senso e nelle sonorità a certi compressori da musica elettronica, per fare un esempio.

E non è neanche detto che il suono che trovi spippolando a caso sia il suono che potrai usare sempre, perché la voce cambia di giorno in giorno. Potresti gridare una sera e la mattina successiva avere la voce affaticata, oppure aver preso un colpo di freddo.

Registra una traccia, anche male, anche col telefono: quella che ho registrato io e che puoi sentire qui sotto, non processata, non è certo la cosa migliore che ho registrato nella mia carriera: ma ho volutamente scelto una stanza pessima per l’acustica e acceso gli elettrodomestici per creare un po’ di rumore di fondo:

Ti invito a registrare anche tu un audio così pessimo: manipolarlo ci aiuterà a ricordare alcuni principi fondamentali (di cui ho già parlato in questo articolo, che ti invito a recuperare se ancora non l’hai letto!).

Apriamolo con Audacity e smanettiamo un po’ con l’effetto di compressione. Prima di applicare un effetto è necessario selezionare l’intera traccia, sennò Audacity non sa esattamente cosa fare. La finestra dell’effetto con le impostazioni di default, sarà questa:

Nota che la voce “Componi guadagno per 0db dopo la compressione” è quello che in altri compressori viene chiamato “make-up gain”: l’effetto va a compensare il volume perso nella compressione, di fatto aumentando il volume totale della traccia. Se non ti ricordi bene la teoria del compressore, e avresti anche ragione perch’è un bel casino, ti rimando a questo e quest’articolo, di settembre.

Per imparare a usare bene un effetto, qualunque esso sia, non c’è niente di meglio che tirarlo a cannone. Quindi ora imposto il compressore in modo che la soglia sia -1db (cioè quasi mai), il rapporto 9,9:1 (cioè tantissimo), abbasso ulteriormente il tempo di attacco (cioè praticamente istantaneo) e via.


9,9:1 perché ho visto che con un rapporto 10:1, il compressore di Audacity si comporta come un limiter, ma dal momento che non ho ancora scritto il pezzo sul limiter, evito di sfiorare l’argomento più di così 🙃
Il risultato è questo:

Sì, il volume è comunque aumentato, ma niente di eccessivo. Proviamo a ad abbassare la soglia al minimo consentito, -60db. (Tieni conto che è più o meno il livello del silenzio, nell’audio digitale: con un’impostazione simile, qualsiasi suono che hai registrato verrà compresso.) Sentiamo il risultato:

È tutto molto più tirato, come senti, e in alcuni momenti la mia voce va al clip (quindi, di fatto, distorce).

Proviamo a rimanere a -60db e però usare una soglia minima, tipo 2:1.

Un bel casino, probabilmente il maggior casino tra quelli ottenuti.
Ora provo a mettergli una compressione più simile a quello che piace a me e che son riuscito a trovare su Logic Pro, tenendo in considerazione che difficilmente verrà uguale, ma comunque.

Ecco la schermata con le impostazioni per quest’ultima compressione, che non mi dispiace per niente. Adesso divertiti un po’ tu, e non ti spaventare: potrebbero volerci un sacco di prove per ottenere quello che ti piace. Ricordati sempre che i parametri dovranno essere un po’ ritoccati a seconda della registrazione che ti capita in mano, quindi anche lì: pronta a rispolverare soglia, ratio e tutto il cucuzzaro.