La scorsa settimana abbiamo visto dei concetti teorici e importanti come le definizioni di volume, decibel, clip e altre amenità. Nell’articolo di oggi e della prossima settimana invece ci immergeremo nella compressione, che è un altro argomento gigantesco, ramificato, semplicissimo da spiegare male (come dicevo la volta scorsa: è vero che se ti dico «Comprimi che si sente meglio!» non sbaglio, ma se non ti spiego un po’ come comprimere va a finire in disastro), e che ha bisogno di un po’ di ragionamento da parte nostra per afferrarlo al meglio.
La premessa fondamentale è che, come al solito, non c’è una ricetta magica che funziona in ogni occasione. Non ti posso dire: impostalo così che andrà bene sempre, perché a ogni voce possono – anzi, dovrebbero – cambiare i parametri. Spero di offrirti una panoramica abbastanza chiara perché tu possa poi divertirti a spippolare con i plugin della tua DAW, e in ogni caso son qui per qualsiasi altra domanda 🤓
Per ripassare gli argomenti della settimana scorsa, ricopio qui il paragrafo finale, così siamo belle sul pezzo.
• Il volume è l’intensità di un suono, quanto forte lo senti: va considerato il volume di uscita da un sistema di casse di qualche tipo.
• L’intensità dei suoni si misura in decibel (dB): nella vita di tutti i giorni viviamo in ambienti tra i 30/40dB e i 90dB, quando ci va male anche di più. Il minimo suono percepibile sta a zero decibel, una conversazione attorno ai 60dB.
• Nell’audio digitale, quello che usiamo ormai tutti, i dB vanno al contrario, ovvero da 0dB che è il volume più alto che i nostri computer possono reggere, fino a scendere all’infinito (con un intervallo operativo ottimale tra i -18 e i -10dB).
• Il guadagno invece è il volume in ingresso di uno strumento (in un mixer o scheda audio). Ovviamente si misura in decibel.
• Se esageri con il volume d’ingresso il tuo software di registrazione non ti segue più e il tuo audio clippa, cioè nei punti più alti viene distorto. La qualità ne risente e in fase di post-produzione è quasi impossibile salvare la situazione.
• Per esportare i tuoi podcast invece devi ragionare in LUFS, che pure si misurano in decibel, e l’output ottimale per i servizi di streaming di podcast (Apple Podcast, Spotify) è -14LUFS.
Un ulteriore dettaglio da tenere a mente è che i compressori che puoi usare sono plugin per una DAW, cioè sono componenti aggiuntive di un software principale. Possono essere presenti o meno, dipende dal produttore del software, ma da quel che so la quasi totalità delle DAW o dei programmi di editing audio installa una serie di plugin base, magari non eccelsi, ma che coprono diverse opzioni: e il compressore è tra questi.
Adobe Audition, Logic Pro X, Audacity, GarageBand, Reaper: sono le prime DAW che mi vengono in mente che hanno incluso un compressore. Per sapere esattamente dove sia nascosto ti suggerisco di dare un’occhiata al manuale.
Ora che abbiamo ricordato questi dettaglio fondamentale, iniziamo con la teoria della compressione allora.
Dicesi compressione
La riduzione dell’intervallo dinamico di un segnale audio. L’intervallo dinamico è la differenza tra la parte più forte e quella più debole di un suono. Hai presente le onde sonore che qualsiasi programma per il montaggio audio ti mostra? Ecco.
Lì dove le onde sono più ampie il suono è più alto, più forte. Dove sono più piccole, il suono è più debole, più basso. Il compressore serve a togliere volume, quindi decibel, alle parti più forti.
(Ricordiamoci che il volume è l’intensità di un suono e si esprime in decibel.)
Perché comprimere?
Immagina di ascoltare un podcast in cui le voci sono una molto forte e una molto debole. Immagina anche di dover alzare e abbassare il volume di continuo durante l’ascolto: alzarlo quando parla la voce debole, abbassarlo quando è invece l’altra a dire qualcosa. Sarebbe una bella rottura. La compressione ti permette di limitare, in parte, questi eccessivi sbalzi di volume in modo da non dover stare lì a impazzire a ogni cambio.
(Registrando le voci su due tracce separate riesci a gestire meglio tutto il cucuzzaro, anche se un po’ di compressione ci può stare anche in quel caso.)
Come ti sarai accorta però, facendo questi esempi ti ho parlato soltanto di “abbassare” i picchi di volume attraverso la compressione: allora perché la vulgata vuole che comprimendo si senta meglio? Ecco come:
Riprendere i volumi persi con il make-up gain
Fin qui ho parlato di compressione per ridurre un intervallo dinamico: ok, il volume è un po’ più costante, ma alla fine della fiera riducendolo va a finire che abbasso il volume complessivo della mia traccia. Qui entra in gioco un altro parametro del compressore: il make-up gain, ovvero la riparazione del guadagno. All’atto pratico vai a recuperare i decibel persi nella compressione, ma applicandoli a tutto l’intervallo dinamico.
Bisogna starci attente: impostando un make-up gain di 5dB il compressore li aggiungerà a tutta la tua traccia, rendendo più forti anche le parti che stavano ben al di sotto della soglia. In questo modo pompiamo tutto: è per questo che spesso senti dire che con la compressione «si sente meglio». Però significa anche che rischi di aumentare il volume dei ronzii, dei fruscii, del rumore generale della stanza (quello che in inglese chiamano “room tone”, o “room floor”).
Un buon approccio è andare a orecchio. Aumenta il make-up gain fino a che non ti sembra che il volume generale sia sufficientemente alto da compensare gli abbassamenti dovuti alla compressione.
Uno schemino per capirla meglio
Forse con questo schemino mi spiegherò meglio:
A sinistra abbiamo un rapporto di compressione 1:1, cioè: per ogni decibel sopra la soglia, ne faccio passare altrettanti. Ok, in pratica il compressore c’è ma non serve a niente.
Al centro abbiamo un compressore in funzione: indipendentemente dal rapporto (indicato qui come x:1, dove x è un qualche numero che non importa ai fini dell’esempio), tutto quello che è sopra la soglia viene abbassato.
A destra abbiamo un rapporto di compressione sempre x:1, ma con il make-up gain attivo: come vedi, tutto quello che viene processato dal compressore viene portato su di volume.
Vuoi un esempio?
A questo link trovi un breve file mp3 che ti farà sentire come suona un compressore. Non sono importanti i parametri che ho impostato, per ora: è solo per capire come si sente, come suona, quelle robe lì: che sono ben importanti.
La settimana prossima un po’ di esempi e soprattutto i parametri!