Ok, adesso che conosciamo meglio la teoria che sta dietro al compressore, capiamo un po’ come usarlo e a come farlo funzionare.
Come funziona nella pratica
Quando il compressore riduce l’intervallo dinamico delle one sonore significa che prende le parti più forti della tua traccia e le abbassa un po’, lasciando inalterate quelle più deboli. In questo modo l’intervallo tra le parti più forti e quelle più deboli si accorcia e non ci sono eccessivi sbalzi di volume. La riduzione dell’intervallo dinamico si calcola sulla base di una soglia di volume che stabilisci tu: vuoi che tutti i suoni che superano i -20dB siano compressi? Non c’è problema, il compressore li comprime. Vuoi una bella cazzatona, comprimere tutto quello che supera i -6dB? E noi facciamo questa cosa bella schioppettante.
Stabilita la soglia, il concetto fondamentale è il rapporto tra la quantità di volume che supera la soglia e quello che il compressore lascia passare di quella quantità. Una compressione 1:1 (“uno a uno”) significa che per ogni decibel oltre la soglia, il compressore ne lascia passare altrettanto: in pratica, non sta lavorando. Già con una compressione molto blanda, 1,5:1 (“uno virgola cinque a uno”), vai a tagliare qualcosa: per ogni decibel e mezzo oltre la soglia, ne passa uno soltanto. Se hai impostato la soglia a -20dB e in un passaggio la tua voce arriva a -17dB, e quindi ci sono 3dB di differenza tra la soglia e il volume reale, il compressore ne lascerà passare 2.
Inizia a essere più seria, la questione, con compressioni 4:1 o 5:1. Immagina: la tua soglia è -20db, in un passaggio arrivi a -15dB: il compressore con ratio 5:1 ne farà passare soltanto uno, portandoti a -19dB.
I parametri
Alcuni dei parametri che fanno funzionare i compressori sono fondamentali e li incontrerai sempre, indipendentemente da chi ha sviluppato il plugin per la tua DAW: ma a volte potrebbero avere nomi diversi. Altre manopole (manopole per modo di dire, stiamo parlando di software… ma ci siamo capite) potrebbero non esserci su alcuni tipi di compressore, specialmente quelli che emulano i compressori degli anni ’60 e ’70. Se trovi dei comandi in meno rispetto a quanto detto qui non ti devi preoccupare che la tua DAW non funzioni o ci sia un errore da qualche parte.
Siccome non mi piace usare sempre l’inglese quando parlo in italiano, ho cercato in questo pezzo di utilizzare i termini tradotti, ma in un sacco di programmi li troverai in inglese: pertanto li ho riportati tra parentesi.
La soglia (threshold) è il limite superato il quale il compressore si attiva. -50dB, -20dB, -10dB: sono tutte soglie valide. Per ogni suono che supera quella soglia zacchete!, ecco il compressore che arriva come un buon soldato.
Il rapporto tra i volumi (la ratio) è l’altra gamba sulla quale si appoggia il compressore: è il rapporto di compressione tra il segnale non processato e quello processato. Indica quanti decibel il compressore fa sentire, per ogni decibel che supera la soglia.
Il tempo di attacco e il tempo di rilascio (Attack & Release Time) esprimono la velocità con cui il compressore si attiva o smette di lavorare, si indicano in millisecondi. Più è bassa la velocità di attacco, prima il compressore entra in funzione. Più è alta la velocità di rilascio, più tardi la tua voce smetterà di essere compressa: questo può aiutare a “tenere su” le ultime sillabe di una frase, se magari non le hai rette col fiato o ti sei allontanata dal microfono.
Non tutti i compressori hanno il make-up gain, che come abbiamo visto prima ti fa “recuperare” i decibel “persi” dalla compressione. I plugin che emulano i compressori fisici degli anni ’60 e ’70 potrebbero non avere questi controlli, e di nuovo: non ti preoccupare, non sono “rotti”.
Un altro parametro che puoi trovare è output gain, il livello di uscita: a volte sostituisce il make-up gain, ma se sono presenti entrambi, sono allora due cose diverse: il make-up gain lavora sul suono processato dal compressore, mentre l’output gain prende il suono compresso e ci applica il gain. Stai attenta a usarli assieme, perché potresti aumentare troppo il volume della traccia.
Alla fine della fiera
Ribadiamolo ancora una volta: non c’è un settaggio magico, valido per tutte le occasioni. Devi provare, riprovare, sentire, imparare a sentire, e imparare a conoscere le voci con cui lavori.
Un’ottima maniera per prendere confidenza con il compressore è impostarlo a cannone: in questo modo renderti conto di come suona, e di quando entra in funzione, è molto più semplice. Una volta che ti sei abituata puoi scendere a livelli più umani: per esempio una buona ratio è 3:1, o 4:1.
Insomma, al solito: sperimenta, prova, sporcati le mani. E se hai domande, son qui.