Qui parliamo di effetti, cioè le cose che un software audio fa a una traccia sonora per cambiarla: dall’equalizzazione alla compressione al riverbero a tutto il resto degli effetti più comunemente usati nella produzione musicale. Molte DAW li chiamano “plugin”, perché replicano il funzionamento dei mixer analogici, che inseriscono gli effetti tra l’ingresso dello strumento (lì dove si attacca il cavo) e il fader del volume. Non è un caso se il tipico canale di Logic Pro X è fatto così:

Così come nei mixer l’ingresso è posizionato in alto, e il segnale “scende” fino al volume, allo stesso modo la catena del segnale parte dall’alto e arriva fino al volume: in mezzo ci puoi mettere di tutto, a partire dall’equalizzatore.
Come ti ho detto più di una volta, nell’audio ci sono poche regole, e anche a quelle che dovrebbero esser rispettate si può ridere in faccia, se sai cosa stai facendo e c’è uno scopo artistico per farlo.
Ma alcune concatenazioni di effetti portano a differenti risultati a seconda dell’ordine in cui vengono usati, e potresti non raggiungere l’obiettivo che ti sei prefissata senza nemmeno renderti conto del problema. Adesso faccio un paio di esempi così magari mi spiego meglio.
Quest’audio è stato registrato in soggiorno, col telefono, tenendo la finestra aperta. Che insieme di pessime decisioni, a prenderle scientemente! Ma a volte siamo costrette a registrare in condizioni non ottimali, semplicemente perché non abbiamo altra scelta. Allora, di nuovo, l’ordine con cui interveniamo sul nostro audio può rivelarsi fondamentale per ottenere qualcosa di ascoltabile, oppure un mp3 da buttare nel cesso.
Ascolta ora questo: è lo stesso audio, al quale è stata applicata un po’ di compressione e poi la riduzione del rumore. (I parametri di entrambi gli effetti sono quelli di default di Audacity, che essendo gratuito ti puoi scaricare in qualsiasi momento. Anzi, ti suggerisco di scaricarlo e di spippolare con gli stessi effetti e i parametri di cui sto parlando ora.)
E così invece è come si sente se prima faccio la riduzione del rumore e poi la compressione.
In entrambi i casi il rumore è stato cancellato, e si sente poco anche se ho compresso prima di eliminarlo: ma per via del funzionamento della riduzione del rumore, anche la mia voce è stata influenzata e risulta molto più artificiale e sintetica rispetto a quella ottenuta togliendo il rumore prima della compressione.
Permettimi di ripetere che se l’ordine di uso degli effetti ha uno scopo artistico, puoi fare quello che vuoi: però se vuoi invece ottenere la più alta intelligibilità di quello che il tuo pubblico andrà ad ascoltare ti conviene tenere all’inizio della catena degli effetti sempre la riduzione del rumore (o un eventuale noise gate), prima di aggiungere qualsiasi altra cosa.