Iniziamo ritornando su alcuni degli argomenti che avevamo visto l’anno passato, qui e qui.
Magari per natale ti hanno regalato (o meglio ancora: ti sei regalata) un microfono, e sei prontissima per partire a produrre il tuo podcast. Oppure: hai fatto l’upgrade che sognavi di dover fare da tempo e sei passata dalle cuffiette del telefono a un microfono vero e proprio, per registrare. O ancora: hai approfittato di una delle tante offerte di Amazon e hai comprato un microfono USB da pochi euro ma più che dignitoso (per dirne uno a caso: questo).
(Ricordando che non c’è niente di male nel registrare direttamente con le cuffiette del telefono.)
È difficile dare dei consigli che valgono per qualsiasi tipo di microfono: un po’ perché la parola d’ordine, fin dall’inizio di questo percorso, è stata “dipende”; un po’ perché davvero ogni microfono reagisce in maniera diversa a voci diverse. Le cose che racconterò in questo articolo sono indicazioni di massima, valide nella maggior parte dei casi, ma sono solo una scorciatoia. L’ideale è arrivare a conoscere un po’ il proprio strumento, fare diverse prove e prendere confidenza con il microfono che stai usando, per capire quali sono i suoi punti di forza e quali le mancanze.
Come dicevo, per un podcast non serve recuperare uno strumento da migliaia di euro, anche quelli da poche decine bastano e avanzano. E addirittura: molti microfoni di fascia “bassa” registreranno la tua voce in maniera perfetta per lo scopo che ti prefiggi, cioè fare un podcast, cioè farti sentire da altre persone in situazioni di sicuro disagio (metropolitana, strada trafficata, pulizie di casa, e via andare). Se invece punti a un pubblico di audiofili, sicuramente un microfono costoso ha una capacità di cattura di sfumature e frequenze che ben si adattano a una riproduzione su impianti di alta fedeltà. (Ma occhio: se ti rivolgi agli audiofili, è praticamente scontato che avrai a che fare con dei cagacazzi micidiali, quindi: buon divertimento, tanto sbaglierai a prescindere.)
Nell’articolo La strumentazione per fare podcast, capitolo zero e mezzo: cosa devo comprare?, scritto quasi un anno fa, dicevo:
Di sicuro, investire in strumenti di qualità è una maniera sicura per evitare qualche rogna in post-produzione: un buon microfono catturerà la nostra voce anche in un pessimo ambiente, ma un pessimo microfono genererà un pessimo file audio: poi voglio vederti a tirare bestemmie per migliorare un file di merda.
Tieni in considerazione però che può succedere che uno strumento troppo ‘avanzato’ ti complichi la vita. Un microfono eccessivamente sensibile, per esempio, rischia di catturare non solo la tua voce ma anche tutto l’ambiente in cui ti trovi (compresi i vicini rumorosi). Allo stesso modo una tecnica microfonica scarsa va a peggiorare le prestazioni di un microfono di alto livello, che – mi rendo conto – è l’esatto contrario di quanto dicevo nel paragrafo citato. È che, come al solito, dipende sempre da mille fattori, e c’è sempre il rischio di ottenere il risultato opposto a quello che avresti voluto.
(Di contro, difficilmente un software professionale ti danneggerà, al netto del tempo speso a imparare a usarne anche le più banali funzioni, e la serenità mentale che devi avere nel sapere che probabilmente ne userai un limitatissimo insieme di funzioni.)
Alcuni microfoni hanno un’elevata sensibilità e se stai troppo vicina alla capsula registrerai in maniera disastrosa, e non ci sono filtri anti-pop o spugnette antivento che tengano. Il mio adorato Samson Q2U per esempio fa parte di questa categoria di microfoni molto sensibili. Dovrai imparare a tenere la distanza più giusta e non muoverti troppo, ma sono cose che affronteremo settimana prossima.